Byung-Chul Han è un filosofo contemporaneo di origine sudcoreana che vive e insegna in Germania.
Han nasce a Seul nel 1959, e nel suo primo percorso di studi si dedica alla metallurgia. Nel 1980 però decide di cambiare percorso professionale trasferendosi in Germania; qui inizia gli studi di filosofia, che culminano nel 1994 nel dottorato di ricerca ottenuto con una tesi su Martin Heidegger. In seguito Han ottiene anche l’abilitazione all’insegnamento. Tra i suoi numerosi interessi filosofici uno di quelli a cui si è dedicato maggiormente, anche attraverso l’insegnamento, è stato la teoria della cultura. Pensatore e autore eclettico, si occupa di introdurre nel dialogo contemporaneo un nuovo concetto o una nuova interpretazione filosofica.
Byung-Chul Han ha oggi all’attivo più di 20 pubblicazioni scritte in tedesco, molte delle quali tradotte e pubblicate in italiano. Il filosofo, che alle conferenze e agli impegni pubblici si presenta spesso vestito con maglietta bianca, giubbotto di pelle nera e sciarpa scura al collo, è conosciuto anche per la sua riservatezza: restio a concedere interviste, quando lo fa richiede che venga spento il registratore; inoltre non ama che gli venga chiesto della sua età, un’abitudine che ritiene un vizio occidentale legato all’ossessione per l’interpretazione degli eventi attraverso il loro inizio e la loro fine.
Byung-Chul Han volge il suo sguardo penetrante alla terra e alla natura, ma non si tratta di pura riflessione, perché questo libro appassionato che incrocia Goethe, Hölderlin, Heidegger, Schubert e D’Annunzio è anche un diario di giardinaggio. Un racconto appassionato dei molti incontri del filosofo con le disparate specie del suo giardino: specie comuni ed infestanti, specie del cuore dei suoi luoghi natii, specie incontrate nei vivai e negli orti botanici. Le sue non sono vere e proprie osservazioni di piante ma analisi di quanto ciascuna abbia stimolato reazioni in lui e relazioni durante gli incontri.
La dipendenza, quasi quotidiana dal suo giardino è una sorta di riconciliazione con la terra e con le sue forze generatrici di vita. Più il filosofo si dedica al suo giardino berlinese – che chiama Bi-Won, “giardino segreto” in coreano –, più cresce in lui il rispetto per la bellezza della terra.
Non so se il lettore sarà aiutato ad uscire dalla plant blindness leggendo questo libro, nè se troverà indicazioni scientificamente sempre corrette, sicuramente però sarà intrigato a mettere le proprie mani nella terra e a sperimentare un’osservazione autentica di se attraverso gracili fusticini di erbacee o possenti tronchi di alberi. Mi sono chiesta perché le fioriture siano per Han una vera e propria ossessione, un filo rosso che collega tutti i suoi racconti, il fulcro dello stupore e della meraviglia. I fiori invernali, nel freddo inverno berlinese divengono eroi delle sue narrazioni.
Elogio della Terra è una vera dichiarazione d’amore per le piante ed un appello all’umanità affinchè se ne prenda cura. Il giardino, la natura della prossimità, diviene per Byung-Chul Han un laboratorio: luogo di osservazione, riflessione e riconciliazione.
Vuoi contattarlo? bchan@posteo.de
da ELOGIO DELLA TERRA un viaggio in giardino
…” Il lavoro in giardino è stato per me una meditazione silenziosa, un indugiare nel silenzio.. Ha concesso al tempo di indugiare e profumare. … Come una scodella misteriosa, La terra è fragile. Oggi giorno la sfruttiamo brutalmente, la logoriamo senza sosta e in tal modo la distruggiamo. dalla terra emerge invece l’imperativo di proteggerla, cioè di trattarla bene. in tedesco proteggere (schoen) è etimologicamente legato al bello (schon). Il bello Ci obbliga, ci intima, di avere riguardo. bisogna proteggere il bello punto è un compito Urgente, un obbligo dell’umanità, quello di proteggere la terra poiché se è bella, bellissima.
Per trattare bene qualcosa bisogna elogiarla. ….
Da quando lavoro in giardino ho una diversa percezione del tempo, che pare trascorrere molto più lentamente. Si dilata: il tempo che mi separa dalla primavera mi pare un’eternità; il fogliame del prossimo autunno si ritira in un orizzonte inimmaginabile; l’estate mi sembra incredibilmente lontana.“